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Marga Rotteveel – Docking Station

L’intervista a Marga Rotteveel è stata realizzata da Federica Cavazzuti durante Unseen Photo Fair 2016, Amsterdam.

 

FC: Marga, iniziamo con una domanda piuttosto generale: mi puoi dire come è iniziato il progetto di Docking Station e come avete sviluppato l’idea?

MR: Tutto è iniziato durante una cena (come al solito, le migliori idee vengono davanti a un bicchiere di vino e a del buon cibo) con Anais Lopez, durante la quale abbiamo scoperto di condividere le stesse idee sulla necessità di aiutare i giovani fotografi, e la stessa passione per la fotografia di impegno sociale; abbiamo anche realizzato che entrambe già ci stavamo muovendo in quella direzione, Anais come fotografa e io come curatrice e professoressa. La decisione era presa quindi: rendere tutto questo più ufficiale e creare un’organizzazione, Docking Station. Il nome è molto importante, ed è da intendere proprio nel senso che è un luogo dove chiunque si può ‘connettere’ e fare il pieno di conoscenza; per fare questo, e per incoraggiare le storie che ospitiamo, a Docking Station ci impegniamo a condividere con l’artista il nostro network di curatori, editori e oltre, se la situazione lo richiede, spaziando nei campi della scienza o della filosofia, ad esempio. Ogni anno invitiamo ad Amsterdam un totale di otto fotografi internazionali in residenza, a ‘ricaricarsi’ in una piccola casa completamente ecosostenibile dove l’artista può vivere e lavorare per circa un mese. Ed è allora che colleghiamo il nostro network alla sua storia. Lo si potrebbe anche intendere come un luogo di riflessione, dato che i fotografi non producono fisicamente nuovi lavori durante la residenza, ma lavorano con le foto scattate in precedenza, conoscono nuove persone con cui condividere i loro progetti, riflettono sui propri lavori, e portano le storie al livello successivo.

Seguite un criterio specifico per selezionare gli artisti?

Ci occupiamo principalmente di fotografia legata a temi sociali, e lavoriamo con una rete di Docking Ambassadors, persone da tutto il mondo, al momento soprattutto in Europa (anche se abbiamo intenzione di espandere sempre di più il nostro network a paesi come Giappone, o Australia ad esempio). I Docking Ambassadors sono coloro che ci dicono: “Questa è una storia interessante e che ha bisogno di Docking Station!”. Dopo che ci propongono alcuni nomi, Anais ed io abbiamo una serie di conversazioni via Skype con i fotografi che essi ci hanno suggerito, in modo da verificare se i loro progetti possono concordare con ciò che noi possiamo offrire. Questo processo richiede tempo, e spesso non abbiamo una risposta immediata, oppure a volte ci troviamo costrette a dire di no perché l’ambito del lavoro dell’artista non coincide con il nostro. Prendiamo comunque sempre molto sul serio le proposte dei nostri Docking Ambassadors. Oltretutto, spesso tali proposte superano i confini nazional: può capitare infatti che un Ambassador che di base si trova negli Stati Uniti ci proponga un artista che viene, ad esempio, dall’Africa. Non sempre i paesi di provenienza coincidono. A nostra volta, Anais ed io siamo ambassador quando si tratta di portare un fotografo dall’Olanda all’estero, come abbiamo fatto l’estate scorsa in Slovenia. Ma ad Amsterdam ospitiamo solamente fotografi internazionali.

In che modo un fotografo può proporsi per partecipare alla residenza? Succede solo tramite i Docking Ambassadors?

Sì, la selezione avviene solamente grazie a loro. Va detto che riceviamo quotidianamente ogni tipo di proposte e di email da fotografi di tutto il mondo; quello però che un artista può fare concretamente, se vuole davvero partecipare alla residenza, è dare un’occhiata al nostro sito internet e trovare il giusto Docking Ambassador che possa metterlo in comunicazione con noi. Oppure, addirittura, può eventualmente proporci qualcuno, che abbia una rilevanza nel campo della fotografia, come possibile Ambassador che garantisca per lui. Siate sempre pieni di inventiva!

Quanti Dockers hanno preso parte alla residenza, ad oggi, e quanti sono previsti per i prossimi mesi?

Finora sei fotografi, e ne verranno altri due entro la fine dell’anno, mentre per il prossimo anno siamo quasi al completo; ogni anno infatti lavoriamo con un massimo di otto Dockers.

Mi piacerebbe sapere qualcosa di più anche sul modo in cui è organizzato il mese di residenza del Docker.

Vogliamo che il Docker sia molto attivo durante il mese qui, e che sia disposto ad allargare il proprio network di conoscenze. Di base, offriamo a ogni artista un minimo di quattro incontri, il primo dei quali è con noi e all’inizio della residenza. Di solito, poi, gli altri meeting sono già organizzati nel momento in cui il Docker inizia il suo mese, e possono essere con curatori, giornalisti, chiunque possa essere utile all’evoluzione del progetto in questione. Va detto però che tutti gli artisti che hanno partecipato fino ad oggi hanno organizzato molti più incontri di questi, dato che sono tutti sempre stati molto propositivi e noi, dato che amiamo quello che facciamo, cerchiamo di mettere a loro disposizione sempre di più. Per esempio, credo che il nostro ultimo Docker, Claudius Schulze, abbia avuto un totale di circa quindici meeting, e forse anche di più: davvero fantastico.

E il Docker può mostrare il proprio lavoro?

Organizziamo qualche mostra pop-up, come abbiamo fatto per il lavoro di Jana Romanova, l’artista che abbiamo avuto prima di Claudius Schulze, per la quale abbiamo organizzato una mostra in uno spazio all’aperto, vicino a un parco. Siamo convinte che ogni progetto abbia bisogno di un pubblico sempre nuovo, che sia anche al di fuori dell’ambiente della fotografia, e per questo motivo troviamo che l’utilizzo di spazi pubblici per ospitare le mostre sia di grande utilità.

Abbiamo inoltre iniziato a realizzare dei video sui nostri Dockers e sul loro lavoro qui, e a metterli online sul nostro sito in modo da raggiungere quante più persone ci è possibile.

E come può il pubblico essere coinvolto nella comunità attorno a Doking Station?

Cerchiamo sempre di condividere con il pubblico olandese il più possibile riguardo all’esperienza di ogni Docker in residenza qui… dopotutto utilizziamo fondi pubblici da parte del nostro paese, e pertanto la scelta di ospitare solo fotografi che vengono dall’estero può essere discutibile. Quello che facciamo, però, non riguarda mai esclusivamente i nostri artisti in residenza, ma cerchiamo sempre di restituire qualcosa al pubblico olandese tramite le storie e le esperienze dei partecipanti. Inoltre, dato che il lavoro e l’esperienza di questi può essere utile anche per altri fotografi, per ogni Docker creiamo una mappatura precisa di ciò che lui/lei ha fatto durante le tre settimane di residenza, pubblicandola poi online in modo che tutti la possano consultare e seguire.

Marga Rotteveel

Marga Rotteveel è cofondatrice dell’organizzazione per la fotografia Docking Station. Dopo essersi diplomata in Fotografia presso AKV|St.Joost a Breda, ha intrapreso la carriera di curatrice presso Photofestival Naarden, di cui poi è stata direttore creativo. Nel 2010 Rotteveel ha avviato Photorevolt, con la quale ha organizzato mostre in Olanda e all’estero. Parallelamente, ha insegnato Fotografia presso AKV|St.Joost per diversi anni. Credendo fortemente nella collaborazione e nella condivisione del proprio network, si propone di connettere e dare supporto ad artisti per incoraggiarli a mostrare i loro lavori a un pubblico diversificato. Questa motivazione è alla base di Docking Station, progetto che ha fondato assieme alla fotografa Anais Lopez.

 

Immagine: The Hub at Docking Station.

Courtesy: Docking Station 2016.

04/11/2016

 

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