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BROKEN SPECTRE | RICHARD MOSSE

Con i settantaquattro minuti di Broken Spectre (2022) Richard Mosse realizza l’ambiziosa summa, etica ed estetica, di una ricerca pratica e concettuale sulle immagini.
Soggetto di questo articolato docu-film il processo di massiva deforestazione dell’Amazzonia, che è reso impiegando tecnologie di ripresa estremamente sofisticate, come il Geographic Information System o telecamere multispettrali in uso a sistemi satellitari, che restituiscono un girato che alterna vedute aeree a specifiche azioni di devastazione e mutilazione dell’ambiente e dell’ecosistema. Il colore saturo, innaturale, sui toni del viola e del rosa, che già identifica il lavoro fotografico di Mosse grazie all’impiego di pellicole infrared, è alternato a sequenze in bianco e nero, taglienti, essenziali e violente come dal più classico disciplinare di fotogiornalismo.

Come possiamo ‘vedere’ il cambiamento climatico? Domanda provocatoria ma non oziosa, la percezione umana, dell’occhio principalmente, ci affida solo una parziale restituzione. Il ricorso a tecnologie di imaging scientifico non è quindi fine a sé stesso, un mero esercizio, ma essenziale all’obiettivo che è quello di sfidare l’omologazione della rappresentazione (vista una immagine di un incendio in Amazzonia, viste tutte) e rivelare quanto ancora di non visto. Un non visto che è sia pratico che ideologico, che sia un non diffuso perché censurato o impossibile da vedere per l’occhio umano sono due ragioni di cecità profondamente diverse che tendono al medesimo superamento in ragione dell’attivismo: conoscenza e consapevolezza.

Perseguendo un approccio militante e di indagine sul campo, Mosse dichiara apertamente di ricercare allo stesso tempo un attivo coinvolgimento dello spettatore, invitarlo cioè a percorrere la propria strada all’interno del film, senza imporre o limitare la percezione alla visione dell’artista/autore.
Operazione piuttosto sfidante considerando la imponente installazione che comprende 4 enormi proiezioni per 4 canali video in 4K e 20 altoparlanti. La sensazione è più quella di fare un viaggio spazio-temporale che si muove tra una dimensione pseudo fiabesca oltremodo inquietante e un brusco ritorno alla realtà: il suono, affidato a Ben Frost, segue, accompagna e amplifica in modo preciso e puntuale le immagini, tra continuità e discontinuità articolate e provocate, della sequenza.

Broken Spectre è inclusa nella mostra VERTIGO, a cura di Urs Stahel, allestita al MAST, Bologna, fino al 30 giugno 2024.

 

Richard Mosse
Broken Spectre, 2022
Film still
© Richard Mosse. Broken Spectre was co-commissioned by the National Gallery of Victoria, VIA Art Fund, the Westridge Foundation, and the Serpentine Galleries. Additional support was provided by Collection SVPL and Jack Shainman Gallery. Director/Producer: Richard Mosse, Cinematographer/Editor: Trevor Tweeten, Composer/Sound Design: Ben Frost.

01/05/24