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ELECTRIC THRONE | LUIGI ONTANI

Una seducente e regale seduta a grandezza naturale, Electric Throne è una delle – molteplici – interpretazioni di Luigi Ontani, che per questa occasione si trasforma modellandosi nella più simbolica e meno funzionale delle sedute, un trono.
Riferimento regale, simbolo di un potere antico e un po’ anacronistico, il trono ha tutta la ricchezza di decori e di materiali impiegati che ci si aspetta: ricoperta d’oro e finemente lavorata con minuzia di dettagli.
Distogliendo lo sguardo dall’abbaglio dei materiali preziosi, si scopre una seduta composta di elementi non convenzionali: una foglia di fico e gambe che riproducono arti umani e animali.

Ontani usa la ceramica nella sua dote di plasticità ed estrema duttilità entrando, letteralmente, nella scultura, non tanto di modello si tratta quanto di incorporazione. Parti del corpo dell’artista, mani, gambe, piedi, si prestano e si trasformano allo stesso tempo, una reinvenzione che non è set, non è finzione, non è illusione, ma è materiale e tangibile.

L’immaginario è quello della mitologia, della simbologia arcaica e di canoni della pittura e della scultura classica, che accosta abilmente alle influenze orientali, il twist, la svolta inaspettata e attuale è l’interpretazione, la performance che Ontani mette in atto.
Il corpo è intrappolato come in una sedia elettrica appunto, gli arti superiori nella posa obbligata del condannato a morte. Il trono è elevazione ma è anche trappola, è strumento di controllo, di potere, metaforico e reale, sulla vita delle persone.

La chiave di lettura di Electric Throne ci viene fornita con il titolo della mostra in cui è esposta: AnamorPoses, dal termine “anamorfismo”, ovvero l’illusione ottica per cui un oggetto viene rappresentato distorto e per vederlo bene è necessario posizionarsi nella giusta angolazione. Girando intorno alla seduta si scopre che sul retro dello schienale c’è il volto urlante di Ontani. Il glorioso trono si trasforma all’istante in una letale sedia elettrica e le scarpe, disposte a spirale intorno ad esso, diventano il tracciato da percorrere in quella direzione, alludendo a come ogni individuo è “seduto sul proprio trono della morte”.

Con la raffinatezza, l’ironia e il gusto per la messa in scena, Ontani affronta in modo coerente e mai scontato la dicotomia vita/morte, potere e sudditanza, che sia di un sovrano, di un ente superiore o di se stessi, intrappolati in una costrizione che può essere di convenzione, di pensiero ma allo stesso tempo non deroga alla possibilità, o almeno al vagheggiamento di una fuga, di salvezza, qui nella capacità di trasformarsi, in altro o in altro da sè.

 

Luigi Ontani
Electric Throne, 2006/2007
Ceramic and metal, 158.1 x 69.2 x 68.6 cm
Installation view from AnamorPoses exhibition at Bortolami Gallery, NY

27/05/2023