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Lampedusa (o dell’esteso deserto) – Massimiliano Gatti

 

Il titolo del progetto di Massimiliano Gatti trae ispirazione da un’espressione ricorrente negli scritti di Pier Paolo Pasolini: nel saggio I nomi o il grido della rana o in Se la pittura odierna potesse stimarsi di un genere poetico, è frequente l’analogia tra il paesaggio arido e sterile del deserto e la condizione esistenziale dell’uomo. Comparata alle infinite sfumature dell’animo umano, l’esistenza materiale ricorda un esteso deserto che l’individuo è condannato a percorrere in completa solitudine. Nella serie fotografica il deserto diventa il simbolo del viaggio intrapreso dai migranti, dominato dall’angoscia per un destino incerto. Il senso di attesa e sospensione è reso attraverso la rappresentazione degli oggetti dispersi dai migranti durante le fasi di approdo e raccolti dall’associazione Askavusa sulle spiagge di Lampedusa: radio, bottiglie di plastica, tessuti e audiocassette sono ritratti su uno sfondo bianco, un territorio di confine nel quale i diversi elementi sono immersi e sospesi. Lampedusa o dell’esteso deserto sposta l’attenzione dall’indefinita massa di individui in movimento ai singoli soggetti, riconducendo la riflessione a una dimensione più intima e personale.

 

Sara Ferrari

 

Massimiliano Gatti, Lampedusa o dell’esteso deserto, 2013.

@Massimiliano Gatti 2013.