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RAT POISON SUICIDE II (THE MORGUE) | ANDRES SERRANO

Una luce perfetta, quasi caravaggesca per usare un riferimento pittorico, che è il fulcro e allo stesso tempo la cornice del lavoro di Andres Serrano, Rat Poison Suicide II (The Morgue).
Realizzata agli inizi degli anni 90 ma esposta per la prima volta dopo oltre 10 anni, questa serie di lavori sintetizza l’essenza del lavoro di Serrano, un ribaltamento di visione e di prospettiva che innesca riflessioni su temi considerati tabù: il sesso, la religione, la morte.

Un piede, ritratto da una prospettiva laterale che suggerisce un corpo in posizione sdraiata, che non ci è mostrato, lasciato fuori dalla scena. Uno sfondo bianco come un banale set fotografico e il movimento affidato a un segno, un taglio sulla pelle, un contrasto immobile di colore rosso sul pallore freddo del corpo.
L’impressione è quella di un patinato ritratto da rivista di moda, se non fosse per il dettaglio della cerniera e per il titolo stesso del lavoro che ci dichiara, senza sconti e senza allusioni, che cosa stiamo guardando.

Morale o immorale fotografare dettagli di corpi morti per morte violenta come un tableau seicentesco? Serrano non si pone il problema, ma ce lo presenta, ci presenta le questioni morali che si pongono “davanti al dolore degli altri”. Non c’è qui ricorso a dichiarazioni di verità, dubbi sul luogo, sul contesto o sulla finzione, la semplicità, l’essenzialità della fotografia, vive di un legame diretto e profondo tra parola e immagine. Tra ciò che è dichiarato nel titolo e ciò che vediamo o non vogliamo vedere, distogliendo lo sguardo. La compassione per questi corpi e questi esseri umani sconosciuti all’artista e che si possono conoscere solo attraverso la causa della loro morte.

Ossessionato da ricerca estetica e illusione, Serrano procede coerente, diretto e senza compromessi, mescolando sacro e profano, ciò che socialmente lecito e ciò che non lo è.
La serie di morti violente che rappresenta, senza mai cadere in voyerismo o gratuita provocazione, è una ricerca della bellezza, di una formalizzazione e di una estetica capaci di superare stereotipi e pregiudizi. “Vado in chiesa per cercare la bellezza, non la spiritualità”, è certo questo immaginario cattolico il solco nel quale Serrano si colloca e salva, a suo modo e con le sue forze, una vita di sperimentazione ed eccessi, di droga e violenza che, come una rinascita spirituale, sublima nell’arte senza però nascondersi ma anzi esponendosi in prima persona alle molte critiche che ogni sua serie di lavori ha mosso.

Quella di Serrano non è ricerca di scandalo o di facile “trending topic” si potrebbe dire oggi. Vista, guardata, osservata a trent’anni di distanza Rat Poison Suicide II rappresenta tutta la drammaticità, l’ossessione per la perfezione del dettaglio e della messa in scena, con la quale Serrano ha interpretato la fotografia, sempre coerentemente impiegata per sollecitare riflessione e contrastare stereotipi di cultura dominante e di ingiustizie sociali.

 

Andres Serrano
Rat Poison Suicide II (The Morgue), 1992, stampa a pigmenti
© Andres Serrano, courtesy l’artista e Galerie Nathalie Obadia, Paris/Brussels

08/07/2023