SONOMA, CALIFORNIE | ARI MARCOPOULOS
La California è luogo di adozione per Ari Marcopoulos, nato nei Paesi Bassi e traferito in US a fine anni Settanta, vive da allora a NY.
Fotografo ma anche filmmaker, la sua eclettica ricerca è caratterizzata da una dedizione al mondo delle sottoculture, in particolare le comunità legate allo skateboard, ai graffiti e agli artisti. Fotografo compulsivo, non ha un mezzo di predilezione quanto più un’ossessiva ripetizione nella ricerca di ‘pattern’, molto del lavoro si compie a posteriori, per dare forma a un libro o una mostra, a un film o ad una fanzine.
La scena di questo classico sobborgo residenziale di Sonoma sembra essere senza tempo, bloccata in un bianco e nero che non ferma il dinamismo e la gestualità. Chi sono questi due ragazzi, o ragazze, a volto non solo coperto ma mascherato? La dimensione quasi aliena di questi soggetti umani sorprende senza inquietare, la mano sta per scoprire o forse semplicemente muove.
Celare la propria identità, il proprio volto, è caratteristica quasi canonica: che sia una scelta di sicurezza quando si abita l’illegalità pur nelle pratiche artistiche, oppure una scelta di stile, per lasciare spazio a una identità altra, misteriosa, da immaginare.
Che sia uno skateboard, una bomboletta di colore spray o uno strumento musicale, queste ‘macchine’ sono concepite come mezzi per produrre. Come la fotocamera per Marcopoulos, poca importanza ha il modello, la resa e le potenzialità – spesso le sue fotografie si mostrano come fotocopie o stampe massive – ciò che è distintivo e significativo è la capacità di cogliere elementi disturbanti. Il caos, la ribellione senza urla e senza eccessi, come le maschere artigianali, raw, di Sonoma, Californie, raccontano una cultura, una scelta e un modo di vivere, la condivisione di valori che resistono e attraversano decenni di mode, ritorni e tendenze difese come coerenti e originarie. Marcopoulos non solo traccia le linee di queste culture ma rivede allo stesso tempo i canoni della ritrattistica, che esercita su soggetti a volto coperto, una contraddizione apparentemente insanabile che invece rivela tutta la sua forza e la capacità, per non dire l’empatia, del fotografo di registrarla e di raccontarla.
L’opera è parte della mostra collettiva “All in the Name of the Name. The sensitive surfaces of graffiti”, curata da Hugo Vitrani in occasione dell’edizione 2024 del festival Rencontres d’Arles, 1 luglio–29 settembre 2024.
Ari Marcopoulos
Sonoma, Californie, 2008
Courtesy l’artista / Frank Elbaz
11/09/24