THE PHANTOM MOVES | MARINA SULA
Marina Sula con The phantom Moves (2020) imbarca l’osservatore in un viaggio all’interno dell’ordinario e del quotidiano mostrandone l’aspetto più profondo e radicalmente emotivo. Le immagini di Sula diventano delle vere finestre sulla psicologia umana che, passando attraverso l’oggetto, viene rappresentata in tutta la sua fragilità e solitudine. Anche il retro dei sedili di un aeroplano diventano, nello sguardo di Sula, un portale che si dispiega sulla psiche umana e che fa breccia sulle debolezze della nostra società.
La stampa fotografica di piccole dimensioni viene incorniciata dall’artista all’interno di un plexiglass da cui fuoriesce un tubo di plastica che delicatamente arriva fino a terra formando un cappio. Quest’ultimo tiene legato a sé un fazzoletto stropicciato, forse usato per asciugarsi delle lacrime mentre il paesaggio scorre fuori dal finestrino portando con sé ricordi e progetti futuri. L’inserimento di questi elementi e anche la scelta di incastrare l’immagine in una scatola di plexiglas fa si che la fotografia riscopra una sua dimensione scultorea e si proponga all’osservatore come immagine di un oggetto e come oggetto stesso con una sua specifica fisicità nello spazio. Marina Sula facendo dell’immagine un corpo da manipolare e da modificare aumenta il grado di interazione che viene a crearsi con lo spettatore: l’oggetto-immagine è il luogo in cui identificarsi ed esplorare l’identità individuale, nella sua armonia e nella sua fragilità.
Dove sarà diretto l’aereo rappresentato nell’immagine e come mai sembra essere completamente disabitato? Perché istintivamente quest’immagine provoca un senso di nostalgia? dove sono finiti tutti gli altri passeggeri, così necessari nell’identificazione di me stessa come individuo? Ricordando le finte ambientazioni create da Thomas Demand con i modellini di carta, Sula inverte il processo: con un’immagine fotografica sterile e fredda sembra portare la realtà della documentazione ad una rappresentazione falsata, una dimensione inesistente ma così atrocemente intima e vicina. Ed è proprio in questo gioco di forze che risiede il valore dell’immaginario dell’artista: il laccio di plastica che unisce la fotografia al fazzoletto sembra essere la lama del rasoio su cui la costruzione dell’io si scontra in bilico tra l’autoaffermazione e le difficoltà nate dal confronto con la società, avente i suoi ritmi e i suoi spazi ben definiti. La banalità e forse la noia dei sedili ripresi dall’artista si tingono di un’emotività sensuale e allo stesso tempo ambigua, tanto da generare dello sconforto. In questa dimensione sospesa, quel sospiro che si trattiene nella fase di decollo, risiede il fulcro della pratica di Sula.
Un fantasma si è veramente mosso e lo si può rivedere nelle ombre sugli schermi dei sedili e anche, in chiave molto più ironica, del fazzoletto lasciato a terra. Cercando di far trattenere il respiro all’osservatore Marina Sula rappresenta con eleganza e cura la sensibilità umana in tutta la sua fragilità e bellezza.
Marina Sula
The phantom moves, 2020
Variable size. Acrylic box: 50 x 37 x 5 cm
Pigment print on archival paper on wood frame, acrylics, safety lock, handkerchief
Exhibition: The phantom moves through space and through different bodies at Kunstverein Kevin Space © Image credit: Maximilian Anelli-Monti, Kunstverein Kevin Space
08/02/2023