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DAVID GRYN

Generazione Critica: La tua formazione e le tue esperienze lavorative ti definiscono come curatore nel campo del’audio-visivo, spesso in stretto dialogo con l’ambito cinematografico; successivamente sei entrato nel mondo dell’arte fino a raggiungere il traguardo di essere selezionato come curatore della sezione Film and Sound per Art Basel Miami Beach dal 2011 al 2018. Durante questi anni hai avuto la posizione privilegiata di scoprire le espressioni artiche di autori giovani e affermati all’interno della scena artistica contemporanea. Considerando anche la svolta digitale, a quali cambiamenti hai assistito nel corso degli anni? Inoltre, avvicinandoti all’arte digitale, c’è stato un evento particolare che ha fatto si che la tua specializzazione si indirizzasse verso questo campo di ricerca in particolare?

DG: Ho iniziato a lavorare con artisti, la cui pratica si concentra su immagini in movimento e suono, specialmente nell’ambito cinematografico in cui ho operato per qualche anno. Ho avviato progetti con artisti al The Prince Charles Cinema nel cuore di Leicester Square a Londra. Le opere che ho presentato in questo spazio erano in 35mm/16mm e su nastri BETA SP e poi Blu Ray e DVD. Poi, come con la maggior parte delle sale di proiezione cinematografiche, la strumentazione è cambiata e si è andati in contro ad una progressiva digitalizzazione, di cui oggi continuiamo a vedere i suoi risultati. Uno dei miei primi eventi in questo contesto è stato un progetto con Mark Wallinger, intitolato The Lark Ascending. È iniziato come una conversazione qualche mese prima: mi sono imbattuto nell’artista, che conoscevo, e ho detto di avere qualche idea per una nuova opera d’arte da riprodurre al cinema. Lui ha subito detto “Ho un’idea”, a cui ho risposto “fantastico, affare fatto, facciamolo !!! …”. Questa è stata praticamente la nostra conversazione. Pochi mesi dopo, ho ricevuto la bozza del lavoro, ed era perfetto, un pezzo di 30 minuti, con uno schermo scuro che diventava luminoso per tutta la sua durata, con il suono di un’allodola, il cui canto veniva variato tra bassi e lenti, accelerando fino al normale decibel raggiunti dal cinguettio di questo uccello. L’opera d’arte era molto astratta, ma allo stesso tempo aveva una sorta di struttura narrativa visiva/audio, che cambiando con la luce e il suono durante la sua durata, lo rendeva estremamente interessante. In queste esperienze il mio intervento si iscriveva principalmente nel marketing. Il cinema era pieno, con code intorno all’isolato e oltre 500 spettatori, ed è stato sensazionale, alcune persone non sono state in grado di far fronte minimalismo e alla natura astratta del lavoro e hanno iniziato ad urlare precipitandosi fuori, ma la maggior parte delle persone è rimasta, alcuni si sono commossi dall’intera esperienza. La stampa del mondo dell’arte è rimasta molto colpita e ha generato ottime recensioni sui giornali tradizionali, e i risultati sono stati che la galleria di Mark, Anthony Reynolds ha avuto più visite del normale, c’era un brusio viscerale attorno a questo lavoro, l’artista, la sua mostra in galleria allo stesso tempo. Successivamente, gallerie, musei e fiere d’arte mi hanno contattato senza sosta per molti anni per collaborare a progetti cinematografici simili. Questo evento ha superato di gran lunga le aspettative per quello che sarebbe successo e ha davvero avuto un grande impatto sulle mie decisioni e per il mio futuro.

Mark Wallinger, Sleeper presented by Artprojx NY at Anthology Film Archives NY 2007

Mark Wallinger, Sleeper presented by Artprojx NY at Anthology Film Archives NY 2007

GC: Nel 2015 hai creato Daata, una galleria online in cui scoprire, trasmettere e collezionare opere d’arte digitali attraverso i servizi offerti dal web. La tua esperienza all’Art Basel Miami Beach ha influenzato questa scelta o ha determinato caratteristiche particolari su cui basare questo progetto ambizioso e all’avanguardia? Durante la sua genesi, quali sono stati i modelli che hanno ispirato te e i tuoi collaboratori nella costruzione di Daata?

DG: Intorno al 2010, mentre ero nel bel mezzo di un grande progetto di Artist Cinema con The Armory Show a New York, sono stato contattato dai direttori di Art Basel, che con genuino interesse mi hanno proposto di aiutarli a trovare un modo per incoraggiare le loro gallerie per mostrare delle opere di video arte e di arte digitali dagli artisti da loro rappresentati . Quindi, durante 8 anni, ho ideato un programma che avesse proprio questo come obbiettivo, creando un programma di screening con il contributo di artisti e galleria famose a livello mondiale che sarebbe stato ospitato sul muro della New World Symphony, un muro che permetteva la proiezione esterna di quasi 4 metri, durante Miami Beach Art Basel. Tuttavia, nel sollecitare artisti e galleria per la presentazione di questo progetto, è diventato più impattante l’aspetto commerciale: rendendo le opere di video arte monetizzabili sarebbe stato possibile creare più interesse per le gallerie, le fiere d’arte, i collezionisti e il pubblico. Pensando a quei giorni, io pregavo per poter far si che gli artisti che lavorassero con i mezzi digitali potessero essere trattati alla pari di qualsiasi altro mezzo artistico. Non avevo ancora previsto il caos cripto/web3, ma avevo sperato/sognato ad occhi aperti una versione molto simile.
Quindi, pensando a un mercato, abbiamo concepito una piattaforma online (Daata) che avrebbe reso la commissione e la vendita di opere d’arte più semplice rispetto alla vendita di quadri dalle pareti di una galleria. E logicamente il canale per la diffusione di un progetto digitale è online, quindi un sito web sembrava la dimensione più naturale per un mercato online.
L’altro elemento fondamentale era assicurarsi che gli artisti fossero supportati nella realizzazione delle opere d’arte e ottenere un ritorno su una percentuale su qualsiasi vendita. Abbiamo così iniziato Daata con l’obiettivo di vendere edizioni limitate a prezzi bassi, aumentando gradualmente man mano che le opere si esaurivano. Per certi versi abbiamo anticipato il modello crypto che ancora doveva formarsi. L’altro aspetto fondamentale era l’aver creato una serie di contratti con gli artisti così da tutelarne i diritti e poter retribuire il loro lavoro.

AES+F, Inverso Mundus, Pena Tiranna (in collaboration with Anthony Roth Costanzo) in a Daata Video screening program Nameless Grace at New World Symphony during Art Basel in Miami Beach 2021

AES+F, Inverso Mundus, Pena Tiranna (in collaboration with Anthony Roth Costanzo) in a Daata Video screening program Nameless Grace at New World Symphony during Art Basel in Miami Beach 2021

GC: Daata offre il privilegio di poter visionare e collezionare opere d’arte digitali non sempre così facili da incontrare all’intern di mostre o nelle istituzioni museali più traduzionali. Navigando su Daata è possibile imbattersi in sperimentazioni di giovani artisti e anche espressioni di artisti affermati: la varietà offerta ha una selezione ben definita e scelte curatoriali attente e precise. Come procedi, insieme al tuo team, nella selezione degli artisti da proporre sulla piattaforma? Questa eterogeneità rende Daata una community in cui non solo agli utenti viene offerta la possibilità di rimanere aggiornati sulla scena dell’arte digitale ma permette anche agli artisti di conoscersi tra loro: quanto è importante per voi generare un luogo di scambio e dialogo che va oltre l’offerta e la vendita di opere d’arte?
DG: La comunità di Daata non è sempre coesa, anzi, a volte persino molto divisiva, ma c’è un senso di rispetto tra gli artisti e soprattutto per il loro lavoro e le capacità che hanno nel loro campo di ricerca. Daata si è dunque costruita nel tempo un identità nota per supportare gli artisti nella produzione di arte digitale e attraverso il dialogo con altri curatori, artisti, produttori, galleria e musei, si è definita anche come piattaforma di scambio e condivisione di ricerche artistiche e artisti che potrebbero essere supportati da noi. Quando nasce dell’interesse per un artista si crea una chimica immediata sopratutto grazie ai rapporti di fiducia che creiamo con le entità che collaborano con queste figure artistiche. Vedere tale interessamento da parte di curatori, gallerie e istituzioni ci dà la sensazione che ci sia una cura e un’attenzione nei confronti dell’artista, e ciò aumenta il grado di fiducia tra i vari enti che costruiscono Daata.

GC: Con la creazione di Daata e Daata Fair avete dato vita ad una piattaforma in grado di offrire un nuovo servizio agli artisti che operano nello specifico nel campo dell’arte digitale: Daata è quindi costituita da una struttura complessa e stratificata, che non costituisce solo un vetrina/galleria di opere d’arte, ma dal 2020 propone anche una fiera d’arte digitale. Questo è un argomento delicato anche perché è in fase di genesi e formazione: quali sono i modelli che cercate per garantire una zona sicura sia agli artisti che ai collezionisti?
DG: Daata Fair è emersa proprio alle porte del lookdown mondiale, subito dopo che avevamo lanciato il progetto alle gallerie. Ciò ha permesso che le gallerie si rivolgessero a Datta per poter mostrare i video dei loro artisti, in un momento in cui le gallerie non potevano presentare niente nelle loro sedi fisiche. Ovviamente per noi la presentazione di progetti online era del tutto naturale e i linea con il nostro progetto. Il processo iniziale di Daata era gratuito, invece con  Daata Fair abbiamo introdotto un modello a pagamento e ha avuto più successo in quanto vi è stato uno scambio di valore e le gallerie hanno capito come avrebbero potuto beneficiare di più.

GC: Daata ha e continua a creare una serie di collaborazioni con istituzioni che vanno oltre la dimensione digitale e permettono a Daata di trovare forme espressive anche all’interno di spazi fisici: penso alla recente mostra delle opere vincitrici della Open call che sono state esposto al KOKO di Londra, o in passate collaborazioni con organizzazioni come la Amsterdam Foundation e con la Somerest House. Quanto è importante per voi portare anche all’esterno ciò che accade all’interno di Daata e soprattutto creare una rete di connessioni tra le realtà digitali e le istituzioni internazionali?
DG: Ci piace collaborare con le istituzioni di tutto il mondo, poiché in effetti porta l’effimero a diventare tangibile. In questo senso, abbiamo lavorato con fiere d’arte in tutto il mondo come Art Basel, Frieze, EXPO Chicago, Art Fair Philiinnes, Photofairs Shanghai, Art Cologne, Art Rio e altre. Abbiamo collaborato con luoghi come Phillips NY, Soho House, citizenM, NeueHouse NY, The Bass Museum Miami Beach, New World Symphony Miami Beach, Kiasma Helsinki, Hammer Museum LA, Park Avenue Armory, Times Square Arts.

 

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Rebel Souls, Daata at Art Rio 2018

GC: Daata non è solo il luogo dove scoprire e collezionare opere d’arte ma è anche uno spazio in cui viene data grande importanza alla divulgazione culturale e alla ricerca: nella sezione saggistica è infatti possibile trovare una serie di interviste e contributi di ricercatori , curatori e artisti. Ma Daata va ancora oltre con la programmazione di Talk. Anche questo è un esempio dell’eterogeneità della piattaforma e della cura che viene data non solo al mercato dell’arte ma anche alla critica e alla ricerca. Con quali metodologie cercate di bilanciare e allo stesso tempo far coesistere una parte più economica e commerciale con la necessità invece di generare consapevolezza e conoscenza? Quali sono i possibili punti di incontro di queste due dimensioni accolti da Datata?
DG: Come fai notare, è davvero l’equilibrio che cerchiamo di coltivare tra l’intelligenza e l’integrità del mondo dell’arte, insieme a una realtà di mercato. Entrambe le parti hanno bisogno l’una dell’altra. Senza il potenziale del mercato, la maggior parte delle entità non vorrebbe partecipare e senza il discorso intellettuale e culturale il mercato non potrebbe essere preso sul serio. I modelli di integrità e i processi di mercato sono in uno stato di flusso e crescita in questo momento: il miglior equilibrio raggiungibile è nella loro convergenza.

 

30/03/2023

 

Daata Video Art Program at New World Symphony during Art Basel in Miami Beach 2021.HEIC

Daata Video Art Program at New World Symphony during Art Basel in Miami Beach 2021.HEIC