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DENNIS SPEIGHT | ROBERT MAPPLETHORPE

La rappresentazione del corpo e in particolare del nudo è la cifra stilistica di Robert Mapplethorpe, scelta compiuta quasi come un espediente, testando e praticando la fotografia alla stregua di una pratica scultorea. Pose, colori, luci, soggetti, ombre… tutto concorre ad evidenziare, definire, enfatizzare volumetrie e contorni del corpo ritratto. Questa attenzione al dato plastico mette in dialogo la fotografia di Mapplethorpe con la statuaria classica. Pose dinamiche e al contempo naturali richiamano l’importante studio della distribuzione del peso di Prassitele, che con il suo Hermes e Dioniso, ha saputo superare la rigidità della ponderazione “policletea”.
Tuttavia, il nudo per Mapplethorpe non è mai solo esercizio estetico: è anche strumento di indagine, di esplorazione e talvolta di provocazione. Attraverso la rappresentazione della nudità, l’artista affronta temi profondi come la sensualità, il desiderio e l’identità. I suoi soggetti si offrono allo sguardo in pose che possono risultare scomode, sfidando i pregiudizi e i bias cognitivi che ciascuno di noi porta con sé. Il disagio che può nascere nell’osservare tali immagini non è che lo specchio della nostra difficoltà ad accettare il corpo – nostro o altrui – in tutta la sua verità. Come guardiamo un nudo? Quali filtri culturali e mentali influenzano la nostra percezione. La riflessione, in questo senso, si sposta sul riconoscimento dei propri limiti interpretativi, e sulla necessità di esplorarne le origini.
Il ritratto Dennis Speight è un nudo maschile dalla rigorosa composizione formale, centrata sul dato biografico del soggetto, la sua origine afroamericana. I toni del bianco e nero, lavorati con estrema perizia, evocano le sculture bronzee dell’antichità e allo stesso tempo trasmettono un contemporaneo dinamismo, che supera la staticità della posa. Il movimento delle braccia, che si intrecciano in un gesto vorticoso per stringere un cerchio, rompe l’equilibrio e dona energia all’immagine. Questo cerchio, che contorna volto e busto, diventa una cornice vera e propria, un tondo astratto che ammicca alla ritrattistica classica, una dichiarazione di intenti, di metodo che costruisce, di fatto, nuovi canoni della ritrattistica.
L’opera di Robert Mapplethorpe si configura come una indiscussa scultura fotografica contemporanea, anche se nessun blocco di marmo è stato scolpito, né si è fuso del bronzo. È l’obiettivo fotografico a farsi scalpello, ed è la corporeità stessa a diventare materia da plasmare. In questo incontro tra fotografia e scultura, tra provocazione e classicismo, si gioca la straordinaria potenza e forza espressiva del suo lavoro.
L’opera è presente all’interno della mostra Robert Mapplethorpe. Le forme del classico allestita da Le Stanze della Fotografia a Venezia e curata da Denis Curti. La mostra appartiene ad una trilogia di retrospettive dedicate all’artista che parallelamente si svolgono a Milano, Palazzo Reale con Robert Mapplethorpe. Le forme del desiderio e a Roma, al Museo dell’Ara Pacis con Robert Mapplethorpe. Le forme della bellezza. L’esposizione è accompagnata da un catalogo, edito da Marsilio Arte con testi di Michael Ward Stout, Alberto Salvatori e Denis Curti.

Robert Mapplethorpe
Robert Mapplethorpe. Le forme del classico
Le stanze della Fotografia, Venezia
Fino al 6 gennaio, 2026
Le Stanze della Fotografia

Image: Robert Mapplethorpe, Dennis Speight, 1983.
©Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission.

14/05/25