MARSÈLL PARADISE
Generazione Critica: Marsèll Paradise, questo nome incuriosisce, per certi aspetti fa pensare ad una dimensione un po’ retrò, quasi il nome di un lido in riviera durante le vacanze estive. Ci puoi raccontare come è nato il nome e che rimandi suggerisce?
Loris Moretto: E’ vero, mi piace questa tua lettura. In realtà bisognerebbe chiederlo a chi mi ha preceduto.
Sinceramente so che l’insegna neon esterna che contraddistingue questo luogo fa parte di un progetto che è stato realizzato da un duo di artisti italiani che si chiamano Kings. Per me Paradise dev’essere semplicemente un luogo che stimola la fantasia e dove la creatività si può toccare con mano.
GC: Marsèll Paradise è il progetto curatoriale e il luogo che ospita una serie di progetti e attività espositive. Nasce come estensione di Marsèll e tutt’oggi il dialogo con il brand è fondamentale. Come gestisci questo stretto legame con il contesto della moda e come quest’ultima incide nelle tue scelte curatoriali per gli spazi di Marsèll?
LM: Marsèll Paradise nasce per mantenere vive e attivare delle relazioni vere ed autentiche tra gli artisti e un marchio che ha sempre supportato la creatività. Per me è fondamentale avere una certa aderenza con il presente, dialogare con progetti indipendenti come il nostro. La moda non influisce in modo diretto rispetto alle mie scelte, per me quello che conta più di ogni altra fattore è la trasformazione del linguaggio e della cultura. Penso che questo sia significativo per saper riflettere il contemporaneo.
GC: Marsèll Paradise oltre ad essere uno spazio espositivo è anche una libreria: come vengono scelti i contenuti da proporre? Si cerca comunque di mantenere una vicinanza editoriale con la moda e la produzione del marchio Marsèll?
LM: Ricerchiamo contenuti in modo trasversale cercando di essere attenti alla consistenza, e all’originalità del libro, del magazine, o della fanzine. Abbiamo una persona dedicata che si occupa della ricerca, e a volte capita che qualcuno alla ricerca di una realtà che li ospiti ci proponga di presentare un nuovo progetto. Infine, siamo sempre più concentrati per mettere in relazione le iniziative fisiche o digitali intraprese da Marsèll con i contenuti presenti nella nostra libreria.
GC: Milano è una città che offre molti stimoli in generale e molte opportunità di collaborazioni tra ambiti disciplinari diversi, design, moda, arte, musica… che ruolo giocano nella vivacità dell’offerta cittadina le scuole, le università e le accademie?
LM: Milano è un centro culturale, è una città che offre molto e in questo ultimo periodo sta tornando l’energia che si respirava prima della pandemia. In città ci sono molte scuole che attraggono talenti da tutto il mondo, da noi passano molti studenti che frequentano i nostri spazi per visitare le mostre, fare ricerca attraverso i libri o le riviste presenti in libreria, oppure per creare contenuti con i nostri accessori. A volte i professori ci chiedo di avere incontri con gli studenti per raccontare la nostra storia.
Tutto avviene organicamente e in modo naturale come piace a noi.
GC: Marsèll Paradise è in un certo senso vicino ad altre esperienze e progetti di arte contemporanea promossi da case di moda o brand di lusso a Milano, con le dovute differenze, si può intendere questo legame sempre più solido come un mecenatismo contemporaneo?
LM: Nel nostro caso, si tratta di autentica intenzione ad entrare in relazione con chi ha deciso di costruire il proprio futuro attraverso la creatività. Penso che la passione per interessarsi e conoscere il lavoro di una persona o di un collettivo sia fondamentale per iniziare a dialogarci in modo sincero. Detto questo, Il tempo poi ha permesso all’azienda di diventarne consapevole e sostenitori e oggi questa naturale inclinazione nel supportare gli artisti ci porta ad essere percepiti in questo modo.
GC: Le riviste sono sempre state un contenitore fondamentale per la divulgazione, l’approfondimento e la ricerca delle tendenze, sia per l’arte che per la moda. Si assiste in questi anni a una crisi dell’editoria di settore convenzionalmente e strutturalmente intesa (penso ai grandi gruppi editoriali) ma di rimando a una vivacità della scena indipendente e più underground. Come ti relazioni, da curatore e da professionista della comunicazione, con nuovi veicoli di contenuto?
LM: Sono sempre stato orientato alla ricerca, mi è sempre piaciuto captare segnali deboli che avrebbero poi influito e contribuito a generare qualcosa nuovo.Tra la metà e la fine degli anni Novanta ho iniziato a frequentare dei movimenti underground, e ho sempre avuto la sensazione di sentirmi bene in quei luoghi come in un ambiente domestico. Viaggiando quotidianamente in treno per andare a scuola sin da adolescente ho dovuto inventarmi dei metodi per far diventare quel tempo di percorrenza sulle rotaie piacevole e meno noioso. Fu allora che scoprii diversi giornali indipendenti che ancora oggi scandiscono l’evoluzione del presente. Rispetto a quando ero giovane penso di avere maggiore sensibilità verso la carta come materiale su cui si stampa un contenuto e poi sui contenuti in generale.
La trasformazione digitale è un’ennesima rivoluzione in atto per cui dobbiamo saperci muovere in modo autorevole ed in modalità transdisciplinare. Ci può essere tanta qualità anche attraverso un supporto digitale. Moda, arte e design hanno sempre avuto delle connessioni molto profonde, ci sono però dei casi molto verticali e più radicali per cui quasi si attivano delle membrane impermeabili che non consentono commistioni. Resta il fatto che ogni essere umano è dotato di libero arbitrio e può decidere dove vuole collocarsi.
CG: Le mostre che finora hanno sono state ospitate negli spazi di Marsell Paradise sono incredibilmente varie: partendo da ‘A theme is not an exhibition’ con una scelta fotografica, passando per ‘È amore. O è follia? Cocoricò 1991-1992’ in cui invece si cercano nuove soluzioni installative per un archivio, e infine arrivare a mostre come ‘A Is A is A’, tutta dedicata alla tipografia. È chiaro in questo atteggiamento l’intenzione di sperimentare con diversi linguaggi cercando di promuovere un’interdisciplinarietà. Cosa c’è alla radice di queste scelte?
LM: La radice di queste scelte si ritrova proprio nella mia risposta precedente. Quando ho ricevuto questa responsabilità, ho disegnato un perimetro composto da sei parole che mi sarebbero servite per mantenere una direzione attraverso la multidisciplinarità. Fino ad oggi questa è l’unica formula che mi ha guidato per mantenere una linea coerente.
CG: Oltre all’interdisciplinarietà, sembra essere importante creare una community intorno al brand e al progetto artistico. Quali sono i modi con i quali cerchi di mantenere questo legame tra le persone? Hai visto durante gli anni crescere un senso di familiarità tra i frequentatori di Marsèll Paradise? Chi è il pubblico di Marsell Paradise?
LM: Ci piace essere trasversali pur rimanendo all’interno del circuito dei progetti indipendenti. A noi interessa attivare iniziative dedicate a diversi gruppi di persone che hanno delle aree di interesse comune. Musicisti, performer, fumettisti, fotografi, grafici, designer, curatori, artisti e a loro volta le loro community di riferimento. La varietà è essenziale per esplorare diversi angoli di lettura della creatività. E grazie alla continuità e alla volontà di voler mantenere un dialogo sempre attivo che negli anni ci sono state delle evoluzioni positive e oggi siamo contenti che le persone percepiscano la consistenza di questo spazio.
CG: Quali sono i nuovi obbiettivi e progetti che vorresti esplorare nella direzione artistica di Marsèll Paradise?
LM: Sono in atto dei lavori che cambieranno il volto del piano strada di Marsèll Paradise, questo perché abbiamo deciso rendere lo spazio più neutro e modulabile per avere una vera superficie espositiva su due livelli.
Durante la Design Week abbiamo iniziato a fare un primo progetto site-specific con Matylda Krzykowski ma per settembre credo saremo in grado di manifestarci meglio ed in modo più chiaro. Vogliamo diventare un vero punto di riferimento per la città in grado di essere riconosciuto sempre di più a livello internazionale. Per fare questo cercheremo di costruire ponti tra Milano ed altre città nel mondo.
07/07/2022