ROXI BASA
Generazione Critica: Il tuo percorso artistico è iniziato nella fotografia di moda per poi evolversi verso l’arte 3D e la costruzione di mondi immersivi. In che modo questa transizione ha influenzato il tuo approccio allo storytelling visivo, e cosa ti ha attratto del mondo digitale?
Roxi Basa: Sono sempre stata una persona molto creativa, costantemente alla ricerca di un mezzo per esprimermi. Da piccola scrivevo e disegnavo molto. Quando lavoravo nella fotografia di moda, non ero completamente soddisfatta. Esprimere idee complesse era piuttosto complicato senza un budget o risorse significative. C’è una contraddizione interessante nel mio percorso: ho iniziato esclusivamente con la fotografia analogica su pellicola, e ora lavoro con tecnologie all’avanguardia. La pandemia è stata un momento cruciale: ero annoiata, ho scoperto Blender e mi sono sentita subito attratta da un nuovo mondo. Avevo trovato uno spazio creativo dove l’unico limite era la mia immaginazione.
Il mio background nella fotografia si è rivelato prezioso in questa transizione. Anni di raccolta di riferimenti visivi e lo sviluppo di un occhio per la luce, la composizione e il colore mi hanno dato una solida base per l’arte 3D. Ho le idee chiare sulla mia direzione e visione artistica. Anche se i miei strumenti creativi sono cambiati radicalmente, l’essenza del mio linguaggio visivo resta coerente. Le sensibilità estetiche sviluppate nella fotografia continuano a influenzare il mio lavoro digitale, pur evolvendosi naturalmente in questo nuovo mezzo.
GC: Le tue opere bilanciano fantasia, surrealismo ed elementi narrativi forti, creando pezzi visivamente spettacolari ma anche profondamente evocativi. Quali sono le ispirazioni principali della tua pratica, e come costruisci le realtà alternative che definiscono il tuo stile?
RB: La mia ispirazione creativa proviene da fonti molto diverse, con la biologia speculativa in primo piano, in particolare il lavoro di Douglas Dixon. Un’influenza fondamentale è stata Gli animali del futuro, un libro e DVD che mi regalò mio padre da bambina e che accese una grande fascinazione. Curiosamente, gli elementi creativi che mi colpirono da piccola continuano a risuonare con me ancora oggi.
Anche le illustrazioni scientifiche di Ernst Haeckel e il linguaggio visivo surreale del regista Satoshi Kon hanno plasmato profondamente la mia estetica. Sono naturalmente attratta dai racconti mitologici, dalle storie fantastiche e dal misterioso. La natura è una fonte inesauribile di idee. Mi immergo regolarmente nei boschi e guardo molti documentari naturalistici per alimentare il mio processo creativo. Anche i documentari sulla mente e sulle diverse forme di conoscenza mi aiutano ad ampliare la prospettiva e generano nuove idee.
L’anime ha influenzato molto l’architettura delle mie fantasie, offrendo fonti ricchissime di immagini oniriche e ispirazioni poetiche che nutrono continuamente la mia visione creativa. Il cinema di Dario Argento, in particolare il suo uso distintivo della luce e degli elementi musicali, ha inciso molto sul mio linguaggio visivo.
Il mio processo di world-building non è mai meccanico: richiede solitudine e vagabondaggio mentale per svilupparsi appieno. Tuttavia, c’è un elemento costante in tutto ciò che faccio: ogni opera nasce da un’emozione specifica che ho bisogno di esprimere. Questo nucleo emotivo è la base su cui costruisco le mie realtà alternative.

© Roxi Basa, 2025, video-still, courtesy the artist.
GC: Anatomies of the Future presenta un essere ultraterreno che sfuma i confini tra umano, alieno e acquatico. Qual è stata la base concettuale di questo personaggio, e in che modo questi ritratti riflettono la tua visione dell’identità oltre i limiti della realtà? Cosa ti ha colpito dei sifonofori?
RB: Ultimamente sono molto ispirata dalla biologia speculativa, soprattutto focalizzata sugli animali, e ho trovato stimolante estendere questa esplorazione anche alle forme “umane”. Anatomies of the Future celebra la diversità, la fluidità e la trasformazione. In questa realtà immaginata, le forme umane superano i limiti biologici attuali. Adattamento e potenziamento consentono un’esistenza autodeterminata, trasformando il corpo in una tela per l’espressione dell’identità anziché in una condizione fissa. Il progetto immagina un futuro inclusivo, dove l’umanità non è vincolata a una sola forma ma evolve verso la molteplicità, la connessione e la simbiosi con la natura.
Ho scoperto i sifonofori guardando un documentario e ne sono rimasta subito affascinata. Questi enigmatici organismi degli abissi sfidano la nostra idea convenzionale di “corpo” come unità singola. A differenza delle creature solitarie, i sifonofori sono super-organismi, colonie complesse di entità specializzate che funzionano in perfetta armonia. Rappresentano una modularità biologica affascinante, in cui segmenti distinti comunicano e svolgono compiti specifici, creando una rete vivente di intelligenza sincronizzata. Il loro sistema di comunicazione bioluminescente, usato per cacciare e interagire, è diventato la base concettuale per re-immaginare l’anatomia umana nel progetto. Trovo tutto ciò incredibilmente ispirante, e adoro l’idea di emulare queste creature e le loro straordinarie proprietà. A mio avviso, il nostro sviluppo tecnologico e biologico futuro si ispirerà sempre più ai sistemi già esistenti in natura, imitandone le soluzioni eleganti affinate da milioni di anni di evoluzione.
GC: Le tue creazioni sembrano portali verso dimensioni parallele, dove il medium digitale non è solo uno strumento, ma parte integrante dell’esperienza. Come vedi le tecnologie emergenti, come il 3D, l’AR o la VR, nel futuro dell’espressione artistica?
RB: Le tecnologie emergenti stanno trasformando radicalmente il nostro rapporto con la creazione artistica. Strumenti come la modellazione 3D, la realtà aumentata e la realtà virtuale sfumano il confine tra reale e digitale, diventando parte dell’opera stessa, e non solo un mezzo tecnico.
Questi sviluppi aprono nuove possibilità narrative. Il pubblico non è più solo spettatore passivo, ma partecipante attivo, che può entrare in mondi immaginari, esplorarli dall’interno e influenzare le narrazioni attraverso l’interazione. Il ruolo dell’artista cambia: da creatore di oggetti finiti a progettista di esperienze ed ecosistemi, invitando al coinvolgimento in modi prima impensabili.
Man mano che queste tecnologie evolvono, credo che il confine tra arte e vita sarà sempre più fluido. L’arte smetterà di essere qualcosa da osservare per diventare qualcosa da abitare, ambienti responsivi che evolvono con noi. Questa è una frontiera entusiasmante, il cui potenziale stiamo solo iniziando a intuire.

© Roxi Basa, 2025, video-still, courtesy the artist.
GC: Natura, mistero e invisibile sembrano avere un ruolo importante nel tuo lavoro. Così come l’interesse verso le possibilità transumane del corpo. Come intrecci questi elementi nei tuoi racconti? Pensi che il tuo lavoro sia anche un modo per riconnetterti con lo stupore e l’esplorazione?
RB: Natura e mistero alimentano la mia visione creativa. Sono costantemente attratta dall’inspiegabile, da ciò che è solo in parte visibile, da ciò che suggerisce significati più profondi di quanto possiamo percepire subito. L’evoluzione potenziale dei corpi e delle realtà mi affascina, soprattutto là dove tecnologia e natura si incontrano. Questi spazi fluidi, dove le forme non sono fissate ma si trasformano e si fondono, sono dove la mia immaginazione trova più libertà. Tutto questo si infiltra naturalmente nei mondi onirici che costruisco.
Quando creo, sto costruendo la mia realtà ideale, il mondo che vorrei vedere. Questi spazi immaginati prendono consistenza attraverso il mio lavoro, e invito gli altri ad entrarci. Cerco di ritrovare quello stupore infantile che si perde quando iniziamo a voler spiegare e classificare tutto.
Voglio creare ambienti che disorientino in modo positivo, che sorprendano e cambino il punto di vista. Il mio lavoro abbraccia il mistero — nella natura e dentro di noi — ed esplora cosa possiamo diventare quando ci permettiamo di esistere in quello spazio sfumato tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. La bellezza straordinaria è ovunque intorno a noi, se solo scegliamo di guardare il mondo in modo diverso.
GC: I tuoi progetti coinvolgono spesso collaborazioni con brand e aziende, fondendo visione artistica e narrazione commerciale. Come trovi un equilibrio tra libertà creativa e progettazione di esperienze immersive per pubblici diversi? E a proposito, il tuo sito è concepito come una serie di mondi da esplorare: racconti, portali, regni. Puoi raccontarci anche questa struttura particolare?
RB: Trovare un equilibrio tra libertà creativa e esigenze dei brand è sempre un dialogo in corso. Per me parte tutto da una visione condivisa: capire i valori del brand e vedere come possano intersecarsi con il mio universo. Mi interessa sempre superare la narrazione “commerciale” convenzionale per creare qualcosa di immersivo e significativo, dove il messaggio del brand e la mia voce artistica risultino autentici.
Il mio sito è il risultato di settimane e mesi di ricerca per creare qualcosa che mi rappresentasse davvero e che espandesse la mia visione creativa. Non volevo un sito tradizionale, ma un vero e proprio mondo immersivo, un regno dove i progetti diventano racconti (Tales) e formano un insieme coerente all’interno della mia identità visiva. Volevo creare un’esperienza completa, un world-building dove le persone possano immaginare nuove possibilità e, per un attimo, entrare in una realtà diversa. È parte della mia missione continua: ispirare i sogni delle persone e trasportarle nella mia immaginazione.

© Roxi Basa, 2025, video-still, courtesy the artist.